( NEUROSCIENZE ) 3 articolo. STRESS, ANSIA, DEPRESSIONE, I NUOVI NEMICI DA COMBATTERE.

 t

Depressione.

La depressione è un’alterazione del tono dell’umore che evolve verso forme di tristezza profonda con riduzione dell’autostima e con il bisogno di autopunizione.

Quando l’intensità della depressione supera certi limiti o si presenta in circostanze che non la giustificano, il disturbo diventa di competenza psichiatrica, dove si distingue una depressione endogena che, come vuole l’aggettivo, nasce ‘dal di dentro’ senza rinviare a cause esterne, e una depressione reattiva che è patologica solo quando la reazione ad avvenimenti luttuosi oppure tristi appare sproporzionata.

Nosologia.

Come modificazione del tono dell’umore (in greco thymós), la depressione è un disturbo distimico che ha nell’euforia che, quando è spiccata, assume le forme della mania, il suo contrario.

Depressione e mania possono presentarsi in fasi o cicli di settimane intervallati da periodi di benessere e allora si parla, come vuole la classificazione di Emil Kraepelin, di ciclotimia. L’equilibrio tra depressione ed euforia è tra i più delicati degli equilibri psichici.
Regolato dai centri nervosi situati nella base del cervello, tale equilibrio è compromesso dalle stimolazioni più varie che vanno dai fattori fisici, chimici, climatici, alle esperienze di vita, alla qualità dell’educazione che si è ricevuta, ai fattori ereditari, ai ritmi biologici giornalieri. Distinguere tra fattori ereditari e fattori ambientali è pressoché impossibile, perché genitori tendenzialmente depressi sottopongono i loro figli a un clima familiare triste o a un’educazione rigida e colpevolizzante che facilita la futura depressione.

Ogni individuo apprende da sé i modi per tamponare i propri squilibri umorali, soprattutto quelli a sfondo depressivo, anche perché la convenzione sociale dà a vedere di preferire e di meglio integrare i soggetti con un certo grado di euforia che favorisce investimenti, progettualità, apertura alle possibilità della vita.

Questo spiega perché le forme più frequenti di depressione fanno la loro comparsa dopo l’età media, quando diventa più difficile sperare nella vita, perché il futuro è già in gran parte determinato dalle scelte compiute in precedenza. Fasi depressive attraversano la vita di tutti gli uomini come episodi normali e comprensibili, dove il soggetto è di solito consapevole di poterle superare da sé.

Quando questa consapevolezza vien meno o non è più controllabile, allora lo squilibrio depressivo assume forme psichiatriche con caratteristiche che sogliono essere descritte a seconda della tipologia dei disturbi.

I disturbi somatici e neurovegetativi comprendono l’insonnia che spesso annuncia l’inizio di una fase depressiva, l’inappetenza con dimagrimento rapido, la diminuzione dell’interesse sessuale fino alle disfunzioni epatobiliari che hanno ispirato storicamente l’etimologia della melanconia (bile nera).

I disturbi dell’affettività sono caratterizzati dalla presenza di sentimenti improntati a una tristezza profonda, monotona e cupa che resiste alle sollecitazioni esterne. A ciò si aggiunge una progressiva perdita di interesse per la vita, spesso accompagnata da un senso di colpa vissuta non in vista di un’espiazione e di una salvezza, ma come una fatalità ineluttabile. Di qui l’autoaccusa continua alla quale si sottopone il depresso sempre percorso da sentimenti di indegnità e di autodisprezzo.

L’abulia nel comportamento e l’inibizione del pensiero sono disturbi che sorgono lenti e monotoni con perdita di iniziativa e di progettualità. L’attenzione, concentrata sui temi melanconici, rende povera l’ideazione, difficoltose le associazioni, penose le rievocazioni e difficili le sintesi mentali.

La tendenza al suicidio e il desiderio di morte accompagnano frequentemente la vita del depresso che, tra tutte le forme di sofferenza psichiatrica, è senz’altro la più esposta al desiderio di morte. Talvolta, colorandosi di un significato soggettivo ‘altruista’, di fronte alla minaccia di un avvenire sempre più oscuro, il depresso trascina nella sua morte anche i propri familiari per farli scampare alla vita che egli ritiene impossibile da proseguire.

Paolo  Di Credico