( NEUROSCIENZE ) Articolo 1° – STRESS, ANSIA, DEPRESSIONE, I NUOVI NEMICI DA COMBATTERE.

         

Psichiatria……

In questo ambito si è soliti usare il termine ansia per denotare uno stato affettivo per così dire puro, e il termine angoscia per indicare uno stato d’ansia con una componente somatica che di solito si concreta in un senso di oppressione toracica.

Naturalmente questo non è l’unico sintomo corporeo, perché lo stato di angoscia può comportare manifestazioni neurovegetative, biochimiche, endocrine e, infine, comportamentali che si traducono in una accelerazione dell’attività cardiaca, in disturbi vasomotori, in disturbi respiratori, in disturbi della muscolatura striata e varie altre manifestazioni ancora.

Normalmente l’ansia agisce da pungolo allo scopo di risolvere un problema o per eliminare una minaccia. Da questo punto di vista, se i livelli d’ansia risultano troppo bassi si ha un’esecuzione subottimale, se invece sono troppo elevati si ha un declino del rendimento.

La presenza dell’ansia provoca una risposta comportamentale che ha l’obiettivo di ridurla ristabilendo in tal modo l’omeostasi psichica dell’individuo.

Quando è patologica l’ansia è considerata, dal punto di vista psichiatrico, come un sintomo e non come una malattia a sé, pertanto può essere presente in qualsiasi malattia psichiatrica o organica, spesso come segno prodromico.

Nella depressione, per es., è presente un atteggiamento ansioso per le convinzioni deliranti di indegnità, di colpa e di imperdonabili peccati, mentre nella schizofrenia questo atteggiamento può presentarsi nelle fasi acute per l’insorgenza di allucinazioni o di deliri terrificanti.

Infine, nei soggetti che presentano una forma cronica di ansia sono frequenti altri sintomi come la difficoltà ad addormentarsi, sonno non ristoratore e con incubi, fino all’evoluzione in malattia psicosomatica. In ambito psichiatrico si è soliti distinguere diverse forme di ansia.

La nevrosi d’ansia è un quadro psicopatologico di base che può recedere spontaneamente o evolvere in quadri più strutturati come la nevrosi fobica, l’ipocondria, la depressione, o arricchirsi di disturbi psicosomatici. Alla base si riscontra una debolezza dei meccanismi di difesa che non riescono a contenere l’ansia che si manifesta in uno stato permanente di inquietudine.

Il soggetto vive in una condizione penosa di incertezza, di dipendenza dagli altri, dominato da un bisogno continuo di rassicurazioni con tratti di prepotenza dovuti agli aspetti immaturi della sua personalità.

Nella storia di queste persone emergono situazioni infantili di abbandono, mancanza d’amore che hanno impedito una soddisfacente maturazione della personalità.

L’evolversi della nevrosi d’ansia dipende frequentemente da fattori esterni il cui carattere favorevole o sfavorevole ne condiziona decorso e gravità.

L’ansia d’attesa si avverte nell’imminenza di un’azione come il parlare, lo scrivere, il dormire, il doversi presentare ad altre persone, il prepararsi a un incontro sessuale. Victor Emil Frankl, che si è occupato in modo particolare di questo tipo d’ansia, ha scritto che «l’ansia realizza ciò che teme. Si potrebbe dire con un aforisma che mentre il desiderio è il padre di un certo pensiero, la paura è la madre dell’evento malattia. Spesso la nevrosi insorge nel momento in cui l’ansia da attesa pervade la malattia»

(Theorie und Therapie der Neurosen, 1956; trad. it. 1978, p. 125).

Dal punto di vista terapeutico l’ansia d’attesa si riduce, secondo Frankl, o vietando l’azione ansiogena, o invitando il paziente a immaginare proprio le situazioni che maggiormente teme e, sopprimendo l’obbligo di fare certe specifiche cose, creare le premesse perché possano essere eseguite in modo del tutto volontario e senza ansia.

L’ansia da situazione è un’ansia fobica che la psicoanalisi rubrica tra le forme dell’isteria d’angoscia, e la psichiatria tra le forme ossessive.

Alla base delle ansie da situazione, come la fobia di essere osservati, di essere brutti, di emanare un cattivo odore, ci sono meccanismi di difesa contro impulsi esibizionistici, per cui ci si punisce fobicamente del desiderio di mostrare il proprio eccitamento sessuale.

A sua volta l’esibizionismo è un mezzo di compensazione di complessi di inferiorità più profondi, e la nevrosi insorge quando falliscono i tentativi di compenso.

L’ansia fluttuante è uno stato di tensione apprensiva e di inquietudine che nasce dalla sensazione di non essere all’altezza dei propri compiti oppure dei ruoli che si devono assumere nella complessità con cui le società si vanno via via evolvendo, rendendo meno disponibili risposte comportamentali semplici ed efficaci come potevano essere reperite nelle società più semplici del passato.

In una società complessa, dove il controllo delle variabili crea una serie di sottosistemi al cui interno si accrescono e si precisano le leggi di selezione, si richiedono agli individui una maggior mobilità e una maggior informazione per selezionare gli ambiti in cui potersi inserire senza andare incontro a pericolose frustrazioni.

Tutto ciò crea negli individui quell’ansia fluttuante rispetto al sistema sociale dato e alla sua complessità dove ogni singolo soggetto gioca sia la propria identità sia la propria libertà.

Paolo   Di Credico